“Ego sonto un homo salvadego per natura, chi me ofende ge fo pagura”.
Un minaccia, o semplicemente un invito a rispettare la natura e le sue regole?
Questa frase è il “motto” dell’Homo Salvadego, rappresentato in uno
splendido affresco conservato in una casa nel centro di Sacco, in Val
Gerola, la “Casa del Notaio”. Si tratta di un antico edificio in pietra, risalente
al XV secolo e collocato in una piccola ma bellissima corte, che
ha fortunatamente conservato una splendida “camera picta”, una
stanza completamente affrescata con decorazioni e cartigli contenenti
preghiere e massime popolari. Tra i dipinti è particolare quello della
creatura ricoperta di peli e con un bastone in mano: l’Homo Salvadego, appunto.
Una figura che arriva a noi da un passato lontanissimo, probabilmente precristiano;
l’uomo selvatico, o uomo dei boschi, è da sempre una figura ancestrale
legata ai riti e alle conoscenze alpine e contadine, allo spirito più
intimo della natura. L’uomo selvatico è probabilmente una rappresentazione
dell’essenza stessa dell’uomo, quella legata alla capacità di ascoltare, comprendere
e rispettare la natura e i suoi segreti. Quella minaccia “chi me ofende ge fo pagura”
diventa quindi un invito per l’uomo moderno a ritrovare questo equilibrio, lo “spirito dei boschi”
che riporta l’uomo a comprendere il senso delle cose.
Una produzione esecutiva: Il Biancospino ONLUS Cooperativa Sociale