Ci sono luoghi unici in Valmalenco, i luoghi del cuore
per gli abitanti della Valle; quelli che hanno segnato la
storia dell’escursionismo.
Parliamo delle vette collegate dall’Alta Via
della Valmalenco: il monte Disgrazia, il Pizzo Scalino
o il Re delle Alpi Lombarde, il Pizzo Bernina.
Quest’ultimo con la sua imponenza è l’unico a superare
i quattromila metri di quota in Lombardia.
Ai suoi piedi, a quota 3.600 metri, si trova il
Rifugio Marco e Rosa De Marchi, a sua volta il più alto
di Lombardia; si tratta di un rifugio con cento anni di storia alle
spalle, costruito nel 1913 con l’intento di accogliere gli alpinisti
nella lunga e impegnativa ascesa verso la vetta del Bernina.
Così scrive nel giorno dell’inaugurazione l’alpinista Alfredo Corti,
che insieme a Marco de Marchi diede il via
all’impresa: “Le energie infernali dell’atmosfera urlavano le loro
gelide forze crudeli e il Rifugio sferzato ne vibrava tutto; ma all’interno
i cuori caldi sentivano tanto più che il rito che si celebrava
procedeva dall’amore verso il bello e il bene!”. Oggi, a distanza
di più di un secolo, l’alpinista che si trovasse da queste parti e
volesse fare sosta al “Marco e Rosa” troverebbe ad accoglierlo
un rifugista davvero speciale: Giancarlo Lenatti, detto “Bianco”.
Una vita trascorsa in montagna, il Bianco è stato protagonista
di molte imprese uniche, come la discesa in sci estremo dal
Monte Disgrazia. Un rapporto strettissimo con l’alta
montagna, un legame fatto di silenzio, pace, solitudine, profondo
timore, profondo rispetto, profondo amore.