Tresivio è il tipico paese valtellinese, dalla grande estensione territoriale.
Sono borghi che si estendono da fondovalle fino agli alpeggi e
alle vette, spesso addirittura spingendosi sui due versanti opposti della valle.
Si può quindi parlare di “borghi diffusi”, ben diversi dai
borghi toscani tutti arroccati intorno al proprio centro storico.
Tresivio presenta invece una serie di piccoli centri,
ciascuno con la propria architettura, le proprie tradizioni,
le proprie inflessioni linguistiche particolari.
Un borgo diffuso, dove i livelli ci aiutano a capire la vita di montagna.
In basso la Contrada San Tommaso con la sua chiesetta
romanica, un piccolo borgo che si snoda intorno alla
piazzetta in una serie di corti e vicoli. La vita di collina,
il territorio più dolce e ridente che vive del vigneto e del meleto.
Poi il centro di Tresivio, con i palazzi, le chiese e la suggestiva Santa Casa.
Salendo finisce la vigna e inizia il castagno.
La contrada di Piedo è tutta concentrata intorno
agli stretti vicoli acciottolati, a testimonianza di comunità
che vivevano unite e aggrappate alla loro forte identità locale.
E poi Sant’Antonio, località che sorge là dove il bosco lascia
spazio al pascolo. Più in alto Prasomaso, che grazie alla
posizione favorevole e all’aria pura divenne sede di uno dei
primi sanatori in Italia. E poi l’abitato di Boirolo, a 1600 metri,
dalla vista spettacolare sulle Orobie e sulla valle dell’Adda,
e Santo Stefano, a 1800 metri, fino a giungere all’alpeggio
della comunità: la Rogneda. In cima al monte esiste ancora
la vita di un tempo, la transumanza, l’allevamento del bestiame
e la produzione del formaggio d’alpe. Non un esercizio di
nostalgia, però: una realtà viva, un patrimonio culturale di cui i
giovani gestori hanno voluto far tesoro.